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Autoconsumo, una rivoluzione in sordina
*L’articolo di Tommaso Barbetti, Partner eLeMeNs, è tratto da Quotidiano Energia
Possono 13 righe di norma inserite in quello che per definizione è il contenitore di disposizioni urgenti della più varia natura celare una vera e propria riforma organica del sistema elettrico nazionale?
I toni sensazionalistici sono sempre fastidiosi, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che l’articolo 3 del Milleproroghe 2016 – nel riscrivere i principi a cui le bollette elettriche dei consumatori non domestici dovranno essere ispirate – prefigura un preciso modello di approvvigionamento dell’energia e infligge un duro colpo ad alcuni comparti del settore (generazione distribuita, efficienza energetica).
La disposizione. La lettera delle norma prevede infatti che venga adeguata (si presume dall’Autorità) a partire dal 1° gennaio 2016 (sic!) la struttura delle tariffe sugli oneri generali di sistema per tutti gli utenti non domestici, uniformandola a quella già esistente per gli oneri di rete.
Di che stiamo parlando. Con un minimo di beneficio di inventario dovuta alla vaghezza della norma, l’idea di fondo sembrerebbe quella di procedere ad una ridefinizione degli oneri generali di sistema (incentivi a rinnovabili e assimilate, bonus vari, decomissioning nucleare, supporto energivori, misure di compensazione, ecc) spostandone buona parte del peso dalla parte variabile della bolletta (€/kWh) a quella fissa (€/kW impegnati) per tutti gli utenti non domestici – per i quali l’operazione di ridefinizione delle bollette ha già avuto luogo negli scorsi mesi.
Una piccola premessa aiuta nella comprensione: la bolletta è composta da quattro segmenti – la componente energia (quasi integralmente variabile), gli oneri di sistema (99% variabile), gli oneri di rete (60% fissi, 40% variabile), le tasse (Iva e accise, 100% variabili). Ovvio che la ripartizione fisso-variabile cambi da utente a utente, ma non si sbaglia di tanto nel dire che in media il 10% del totale bolletta è fisso, mentre il 90% dipende dal livello dei consumi.
Come detto, il peso degli oneri generali di sistema è quasi completamente gravante sulla parte variabile della bolletta elettrica: dunque oggi il consumo di un MWh addizionale acquistato dalla rete comporta il pagamento di tutta la quota degli oneri generali di sistema, approssimabile in circa 60 €/MWh – viceversa, il mancato consumo di un MWh dalla rete (mediante un’azione di efficientamento o l’autoconsumo) comporta, tra le altre voci, un risparmio di 60 €/MWh.
Con l’adeguamento della struttura degli oneri di sistema agli oneri di rete, cambierebbe il peso delle componenti variabili e fisse. Dall’analisi di alcuni dei cluster principali di consumo non domestico, ci risulta infatti che – riguardo agli oneri di rete la quota fissa sia nell’ordine del 60% del totale dovuto a fine anno, con appena il 40% del valore medio legato ai consumi. Ove ciò divenisse anche la struttura di riferimento degli oneri di sistema – come disposto dal Milleproroghe – il consumo di un MWh addizionale acquistato dalla rete comporterebbe il pagamento di 24 €/MWh di oneri di sistema, con i restanti 36 €/MWh che verrebbero spalmati sulle quote fisse.
Ragionando sul totale della bolletta, sarebbe evidente il processo di “flattizzazione”: il peso dei costi fissi passerebbe dal 10% della bolletta al 25%.
I tempi. Non sono chiari i tempi i cui tutto ciò debba avvenire: la norma parla di “decorrenza dal 1 gennaio 2016”, ossia di una applicazione retroattiva di una riforma ancora da scrivere nei dettagli – il che appare paradossale. Sarà l’Autorità il soggetto cui spetterà definire il dettaglio dell’applicazione: sembra francamente molto difficile immaginare che il processo possa essere portato a termine prima di almeno 6 mesi.
Le conseguenze. Una ed una sola è la conseguenza della disposizione – diviene molto meno conveniente diminuire il consumo di energia prelevata dalla rete – mentre invece molte sono le sue declinazioni.
In primo luogo, ci sono effetti sulla generazione distribuita, nella misura in cui diviene generalmente anti-economico concepire un intervento esclusivamente sulla base del risparmio derivante dall’autoconsumo: scordiamoci pertanto il mercato dei nuovi SEU, che perde molto del suo interesse davanti al Milleprororoghe.
Molti – anche a seguito dell’interrogazione del sottosegretario Giacomelli, che prospettava un allineamento alle Linee Guida europee sugli Aiuti di Stato – si aspettavano una revisione della disciplina delle quota degli oneri da pagare in autoconsumi, oggi al 5%: la disposizione del Milleproroghe supera completamente tale concetto, andando alla radice delle bollette e traducendosi – di fatto – in aumento della citata quota dal 5% al 60%. Inutile sottolineare che la misura – impattando sulla struttura stessa delle bollette – riguarderà anche l’esistente.
Soffrirà un po’ anche l’efficienza energetica: quanti saranno ancora disposti a investire sulla riduzione dei consumi sapendo che pagheranno comunque parte del presunto risparmio sotto forma di quota fissa in bolletta?
Per i produttori elettrici – in particolare termici, maggiormente penalizzati dalla concorrenza rinnovabile sul mercato elettrico è invece forse ancora presto per stappare lo champagne: uno degli intenti dietro la norma – oltre che quello di ridurre la base imponibile dei soggetti al pagamento degli oneri – potrebbe essere quello di favorire l’elettrificazione del Paese e l’incremento dei consumi elettrici, anche se appare difficile che tutto ciò possa avvenire in un lasso di tempo tanto breve e in una misura tale da risolvere i tanti problemi che vive oggi il termoelettrico.
La sfida. Scompare dunque una grossa parte dell’incentivo implicito ad autoconsumo ed efficienza, come negli auspici dell’Autorità che più volte ha ricordato la sua preferenza per gli incentivi espliciti: posto che il primo passo è stato fatto, arriverà presto anche il secondo? Attraverso quale vettore?
In ogni caso, tra le pieghe della norma, che pare per ora a somma negativa, si possono forse immaginare anche opportunità: è chiaro infatti che una volta che aumenta la quota fissa della bolletta – ossia quella pagata sulla potenza impegnata – la sfida diventa ridurre la potenza impegnata: che il passettino ancora mancante a rendere lo storage competitivo arrivi proprio da qui