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CSR, il bilancio di responsabilità diventa obbligatorio
Un prossima procedura di consultazione Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Economia darà ufficialmente il via a questa nuovo e delicato adempimento normativo, che può però anche rivelarsi un’opportunità per le Imprese chiamate ad essere “responsabili per legge”. È questa la strada che l’Unione Europea ha deciso di intraprendere in tema di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) con la Direttiva 95/2014 sulle “Comunicazione di informazioni di carattere non finanziario” che prevede norme in essere nei singoli Stati già dall’inizio del 2017.
La Direttiva 95/2014, di modifica della direttiva 2013/34/UE, prevede che le imprese che costituiscono enti di interesse pubblico e che occupano più di 500 dipendenti, siano obbligate a rendicontare una serie di informazioni “non finanziarie” sulle proprie iniziative di sostenibilità in tema ambientale, sociale, di politiche di genere e diversità, di rispetto dei diritti umani e di lotta contro la corruzione. Per le imprese che non applicano politiche in relazione a uno o più dei predetti aspetti, la dichiarazione di carattere non finanziario dovrà fornire una spiegazione chiara e articolata del perché di questa scelta (è la regola del comply or explain).
Quali sono innanzitutto queste imprese di interesse pubblico? Certamente le SPA quotate, le banche, le assicurazioni, e tutte quelle imprese che ogni singolo Stato membro, nel recepimento della direttiva, riterrà di includere nella categoria per via della loro precipua attività, delle loro dimensioni o del numero di dipendenti.
Il tema del recepimento della Direttiva si presta ad una serie di riflessioni che molto riguardano il ruolo ambientale e, in senso allargato, sociale che hanno le imprese. In particolare si tratta di individuare un sistema obbligatorio tale per cui le imprese siano chiamate a rendicontare e a far verificare da società esterne la veridicità delle informazioni dichiarate di carattere ambientale, e non solo, proprio come oggi succede con quelle finanziarie. A titolo esemplificativo, questi i parametri sui quali le aziende saranno chiamate a rendicontare:
- Sistemi efficientamento e risparmio energetico degli edifici e degli impianti
- Emissioni in atmosfera
- Ciclo dei rifiuti
- Utilizzo delle risorse naturali
- Utilizzo delle risorse idriche
- Ricorso a impianti per la produzione di energia a fonte rinnovabile (o componente di energia rinnovabile utilizzata nei processi produttivi)
- Utilizzo di imballaggi
- Ricorso a sistema di trasporti e logistica
La Direttiva dovrà essere recepita in Italia entro il 6 dicembre 2016 e già al Ministero dello Sviluppo Economico tranquillizzano sulla non onerosità del provvedimento sui bilanci delle imprese. Nella divulgazione delle informazioni di sostenibilità, inoltre, le imprese potranno basarsi su standard nazionali (come il ricorso agli indicatori già elaborati attraverso una procedura partecipata ed in uso attraverso la piattaforma del MISE), dell’Unione europea o internazionali (es. la Global Reporting Initiative).
“Noi siamo in grado di accompagnare da subito le aziende che finora non hanno redatto un bilancio di sostenibilità verso le best practice di reportistica – commenta Giovanni Galgano, direttore di Public Affairs Advisors – per aiutare il nostro sistema di imprese a farsi trovare preparato ai cambiamenti suggeriti da Bruxelles già prima del recepimento della Direttiva. Basta poco per organizzarsi e per cogliere questa opportunità”.