Corporate Social Responsibility, Sostenibilità
Bilancio di sostenibilità: si cambia
Il bilancio di sostenibilità sta sempre più diventando “lo” strumento attraverso cui un’impresa si presenta all’esterno, ai propri stakeholder, al mercato. Uno strumento di trasparenza con cui è possibile mettere a nudo tutti gli aspetti organizzativi e di performance dell’impresa. Un documento che viene analizzato fin nei minimi dettagli da investitori, agenzie di rating, clienti, ONG, che ne vagliano i contenuti e analizzano le performances. E sempre più le imprese, grandi e piccole, stanno trovando nel bilancio di sostenibilità un elemento per presentarsi in maniera innovativa sul mercato e per differenziarsi dai propri competitor.
A fine della scorsa primavera – in settembre in Italia – il Global Reporting Initiative (GRI), uno degli enti internazionali maggiormente impegnati nella creazione di regole per la reportistica di sostenibilità, ha presentato la nuova versione delle linee guida del reporting di sostenibilità: GRI G4.
Che variazioni ci sono per rapporto alle “anziane” linee guida G3.1? Che cosa debbono fare le aziende per adeguarsi ai nuovi standard? Come varierà nel complesso il bilancio di sostenibilità?
Il principio di materialità è uno degli elementi di maggior cambiamento nella quarta edizione delle Linee Guida del GRI. Per materialità si intende l’identificazione dei temi importanti per un’organizzazione e i suoi stakeholder e, nelle nuove Linee guida, le organizzazioni dovranno riportare all’interno dei bilanci solo ciò che conta e ciò che ritengono essere importante. Si delega quindi alle singole organizzazioni la scelta di cosa introdurre all’interno del report in funzione del loro impatto sull’organizzazione stessa e della loro importanza per gli stakeholder. Arrivare a identificare la nuova materialità implica di fatto un dialogo approfondito con i propri portatori di interesse, e significa anche adattare in maniera intelligente il report alle attività di ogni azienda in modo da rendere più efficace la rendicontazione e focalizzare gli impatti importanti. In questo modo diventerà possibile informare meglio società e mercati sui problemi della sostenibilità legati a quella specifica realtà. Più difficile forse la comparazione tra report redatti da società diverse.
Un secondo aspetto che differenzia le nuove linee guida G4 dalle precedenti è che scompaiono i livelli A,B,C di applicazione che ne definivano il grado di applicabilità, e viene proposto un nuovo schema, composto da solo due opzioni: “core” e “comprehensive”. Quella “core” potrà essere intesa come più semplice, mentre la ”comprehensive” includerà tutta l’informativa standard e tutti gli indicatori pertinenti per ogni aspetto materiale. In pratica sulla carta una semplificazione.
Il terzo aspetto rilevante delle G4 è legato alla catena di fornitura, a cui viene dato un ruolo maggiore, partendo dal concetto che un’integrazione verticale delle istanze di sostenibilità nella supply chain sia essenziale per una completa visione della sostenibilità del business. Quest’attenzione può essere tra l’altro una modalità importante per evidenziare esempi virtuosi di CSR tra le aziende della catena di fornitura (in particolare tra le PMI), che difficilmente potrebbero emergere in altro modo.
Le nuove linee guida entrano in vigore fin da subito, ma chi voglia approfondire meglio i contenuti dei due volumi pubblicati dal GRI o intenda affrontare una transizione “morbida” verso le G4, ha tempo fino a fine 2015. Fino ad allora infatti sarà possibile pubblicare bilanci di sostenibilità seguendo le Linee guida G3.1.
In conclusione, le nuove indicazioni che provengono dal GRI puntano sicuramente e con maggiore enfasi sugli aspetti peculiari di una determinata realtà produttiva e sul rapporto con gli stakeholder. L’obiettivo per un’organizzazione è quindi quello di informare in maniera più puntuale la società e i mercati sul modo di affrontare la sostenibilità e il proprio business.
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