Dalle Istituzioni, Energia Elettrica, In Primo Piano, Parlamento, Rinnovabili
I tartassati. L’idroelettrico italiano alle prese con i “sovracanoni”
Un nuovo, ennesimo, prelievo fiscale sulla produzione di energia idroelettrica. È quello che potrebbe presto verificarsi con l’approvazione del Disegno di Legge sulla Green Economy che, a dispetto del nome, aumenta l’imposizione proprio su una fonte energetica “verde” e rinnovabile.
Già, perché la norma, inserita nel provvedimento durante il primo passaggio alla Camera e giunta all’attenzione della Commissione Ambiente del Senato, dove si trova ora in esame, all’articolo 45 prevede di aumentare i sovracanoni per Bacini Imbriferi Montani dovuti dai titolari di impianti idroelettrici di piccola e media taglia, equiparandoli a quelli dovuti per le grandi derivazioni idroelettriche. Ma per capire bene cosa di cosa stiamo parlando bisogna fare un passo indietro.
IL SOVRACANONE BIM
Tutti gli impianti idroelettrici pagano un canone idrico di concessione (anche questo, naturalmente, in continuo aumento grazie a misure regionali). Per alcuni si aggiunge il sovracanone per Bacino Imbrifero Montano (BIM). Istituito dalla legge n.959/53, il BIM indica una zona che raccoglie le acque piovane che alimentano un fiume. I Comuni facenti parte di un BIM possono organizzarsi in Consorzi per rendere più organica la gestione degli introiti dei sovracanoni, i cui proventi sono destinati ad opere di carattere pubblico locali o collettive. Attualmente (l’avverbio è d’obbligo), il calcolo del sovracanone è applicato sulla base della taglia dell’impianto: € 22,88 per ogni Kw di potenza nominale media per piccoli e medi impianti idroelettrici (cioè compresa tra 220 Kw e 3000 Kw), € 30,40 per grandi derivazioni (potenza nominale superiore a 3000 Kw). Vi è quindi una ratio compensatoria alla presenza degli impianti: semplificando, più sono grandi, maggiore è l’impatto ambientale prodotto, più alto è il sovracanone calcolato. Così, almeno, fino ad oggi.
PIU’ TASSE PER TUTTI
Come detto, infatti, il Disegno di Legge in questione, se approvato, annullerebbe la distinzione di importi sopra descritta e innalzerebbe fino al 33% (da 22,88 a 30,40 €/kW) i sovracanoni BIM dovuti per piccoli e medi impianti idroelettrici. È facile comprendere come un tale repentino aumento impositivo, in particolare su aziende di dimensioni limitate (che sono quelle che hanno per la maggior parte in capo le concessioni in questione) rappresenti un intervento fortemente punitivo, oltre che ingiustificato. La misura – affermano i produttori – non sembra trovare riscontro nei principi base di proporzionalità e uguaglianza fiscale: sarebbe applicato lo stesso valore €/Kw indifferentemente a tutti gli impianti, a prescindere dalla taglia.
L’IDROELETTRICO, UN BANCOMAT PER STATO ED ENTI LOCALI?
Ma questa è solo l’ultima delle misure intervenute sul piano fiscale nel comparto idroelettrico.
I valori sopra indicati relativi ai sovracanoni BIM sono triplicati nel corso degli anni, passando da 8,91 €/Kw nel 2000 ai 30,40 €/Kw di oggi. Ma non solo. La Legge di Stabilità 2012, eliminando il criterio originario della quota altimetrica di ubicazione dell’impianto ai fini del pagamento del sovracanone BIM, ha fatto sì che oggi esso sia applicato a tutti gli impianti idroelettrici le cui opere di presa ricadano in tutto o in parte nei territori dei comuni compresi in un bacino imbrifero montano, creando così una sorta di paradosso: il sovracanone BIM si paga a prescindere dalla effettiva collocazione dell’impianto.
TAGLIA-BOLLETTE? LA PAROLA AL PARLAMENTO
La decisione sul da farsi spetta ora al Parlamento e in particolare alla Commissione Ambiente del Senato, dove il relatore Stefano Vaccari (Partito Democratico) ha visto presentati diversi emendamenti sul tema, alcuni dei quali (da esponenti PD, NCD, ex Scelta Civica e Movimento5Stelle) propongono di sopprimere quantomeno il comma 1 dell’articolo 45 per scongiurare il notevole aumento a carico dei piccoli produttori.
Le associazioni di categoria, assoRinnovabili e Assoelettrica, hanno esposto le loro preoccupazioni in una nota congiunta e ora si aspettano una cancellazione, o quantomeno un intervento di forte mediazione per limitare gli effetti negativi.
Negativi per chi? Non solo per le imprese titolari di concessioni, che subirebbero un aumento impositivo molto consistente (+33%) in un lasso di tempo estremamente ristretto, ma anche per i consumatori che probabilmente vedranno indirettamente crescere i costi dell’energia elettrica, proprio mentre il Governo Renzi mette in atto, e giustamente rivendica, la bontà di alcune misure finalizzate ad abbassare i costi della bolletta energetica e a rendere più competitive le aziende italiane.
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