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Price cap: la difficile intesa europea sul gas
di Isabella Alfano
Le trattative europee in merito all’inserimento di un meccanismo temporaneo di correzione del funzionamento del mercato del gas contro le speculazioni sul TTF di Amsterdam – cosiddetto price cap – sembrano giungere ad una conclusione. Si tratterebbe di una misura di emergenza fondata sull’art. 122 del TFUE e da poter attivare soltanto al verificarsi di determinate condizioni del mercato.
Il nodo da sciogliere riguarda ancora la definizione della soglia entro la quale attivare il “cap”. Tale limite era stato già individuato durante il Consiglio dell’Energia dello scorso novembre in 275 euro/MWh ma aveva destato non poche perplessità. Lo stesso Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin aveva fermamente chiuso ad un accordo su tale cifra definendola “il principale punto in sospeso”.
Nelle settimane successive i negoziati sono proseguiti facendo oscillare l’asticella del limite tra i 160 euro/MWh (proposta avanzata dall’Italia) e i 220 euro/MWh. Tuttavia, nello stesso momento in cui la trattativa si inaspriva, la BCE bocciava drasticamente la proposta. “Il meccanismo potrebbe aumentare la volatilità e le relative richieste di margini, mettere in discussione la capacità delle controparti centrali di gestire i rischi finanziari, nonché incentivare la migrazione dalle sedi di negoziazione” così l’istituto europeo guidato da Christine Lagarde chiedeva alla fine di novembre di rivedere l’applicazione del cap, un assist importante per i Paesi contrari fin dall’inizio alla manovra (Germania e Olanda).
Una prima svolta è avvenuta durante il Consiglio Energia del 13 dicembre scorso. Lo stesso Ministro Pichetto Fratin, a margine dell’incontro aveva detto: “c’è stato un accordo sui meccanismi ed è stato stabilizzato un testo” ma le rifiniture finali e soprattutto il prezzo, sono ancora da stabilire.
Dichiarazioni incoraggianti erano arrivate prima della riunione anche da parte del Ministro dell’Industria ceco Josef Sikéla, Presidente di turno del Consiglio, che sbilanciandosi aveva rimarcato il rischio in termini di credibilità per l’Unione se non si fosse raggiunto un accordo quanto prima.
Josef Sikéla, inoltre, per “rassicurare” i Paesi preoccupati per la probabile instabilità degli approvvigionamenti di gas aveva dichiarato di voler proporre una revisione del meccanismo e, se necessario, un rafforzamento della disattivazione automatica del cap, già entro febbraio 2023. Proposta sostenuta tra gli altri anche dal Ministro Pichetto Fratin.
La Premier Giorgia Meloni, durante il Consiglio europeo del 15 dicembre, ribadendo la necessità di adottare un price cap che rimanga al di sotto dei 200 euro/MWh, aveva evidenziato il bisogno di “agire in fretta contro la crisi energetica, guardando ai bisogni di cittadini e imprese”.
Tutto rimandato al prossimo Consiglio Energia che si terrà oggi, 19 dicembre, in cui i 27 Stati potrebbero (si spera) trovare l’intesa.