Dai territori, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili
Autorizzazioni per le rinnovabili, lo slancio che serve
di Romina Maurizi, Direttore di Quotidiano Energia
Il rapporto R.E.gions2030: segnali di risveglio ma tempi lunghi e forti disomogeneità a livello regionale
Fonte: Quotidiano Energia
Vuoi per le semplificazioni introdotte o per la mole di iniziative arrivate, le procedure autorizzative degli impianti rinnovabili mostrano primi segnali di risveglio ma i tempi continuano a essere lunghi e soprattutto si osserva una grande disomogeneità nelle risposte e nelle politiche a livello territoriale. C’è insomma ancora da fare per avere quella collaborazione di tutti auspicata in Parlamento dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, al fine di accelerare gli investimenti per raggiungere gli obiettivi previsti (QE 9/3).
Il quadro emerge dal rapporto “Le Regioni e il Permitting” di R.E.gions2030, l’iniziativa promossa da Public Affairs Advisors ed Elemens, con la media partnership di Quotidiano Energia, per monitorare lo sviluppo delle Fer sul territorio.
Il documento, presentato lo scorso 17 marzo in un convegno a Roma, si sofferma sui punti di forza e sulle criticità a livello locale e sui numeri del panorama nazionale. Analisi confermata dai rappresentanti istituzionali e assessori regionali intervenuti all’evento.
Il confronto ha evidenziato infatti che occorre lavorare per trovare una sintesi tra le tante esigenze in campo, tra le specificità regionali e gli obiettivi nazionali, ma anche per dotare la PA locale del personale e delle competenze che servono (su questo il grido di allarme degli assessori presenti è stato unanime), per un’attenzione alla qualità dei progetti, per promuovere una cultura della transizione che agevoli il consenso attorno agli impianti. Non basta comunque autorizzare, gli impianti vanno poi costruiti e spesso i progetti in possesso di via libera non vengono invece realizzati.
Cosa dice il rapporto
Partiamo dai numeri. Il rapporto mostra prima di tutto una grande sproporzione tra le iniziative presentate (in crescita costante dal 2018) e quelle autorizzate, in particolare per il fotovoltaico. Nel dettaglio, risultano con iter aperti progetti per 25 GW eolici e 34 GW fotovoltaici. Autorizzazioni che, come detto, nel 2021 hanno comunque avuto un risveglio da sottolineare dopo anni di pressoché stallo. Nel dettaglio 635 i MW eolici che hanno avuto l’ok lo scorso anno, 2,4 i GW fotovoltaici (di cui oltre 1,4 GW su area agricola e quasi 1 GW su area industriale).
Dal report emerge poi come l’80% dei progetti autorizzati non può tuttavia essere costruito. Le ragioni? Spesso a causa di iter troppo lunghi quando arriva l’ok finale il progetto è “tecnologicamente obsoleto” e deve pertanto chiedere una variante a sua volta da autorizzare. Il 15% delle iniziative che incassano il via libera incontra difficoltà post-permitting (ricorsi, dinieghi di proroghe, revoche di AU). “La bassa partecipazione alle aste del Gse non può dunque stupire”, si commenta nel documento.
Altro spunto che arriva dall’analisi è che la centralizzazione della VIA, quasi totale per l’eolico, oltre i 10 MW per il fotovoltaico, non ha portato ad oggi i previsti effetti di semplificazione e velocizzazione delle procedure. VIA nazionale su cui gli operatori nutrono in ogni caso grande fiducia, come risulta da un’indagine condotta da R.E.gions2030 tra i maggiori player FER.
In queste procedure il ruolo dei territori e delle altre amministrazioni dello Stato resta in ogni caso importante. Risulta in particolare una forte resistenza di Regioni (e Ministero della Cultura) nell’ambito dei procedimenti di VIA nazionale per l’eolico: la quasi totalità dei pareri espressi è infatti negativa (per le Regioni 46 pareri negativi su 47 pareri forniti, per il MiC 41 pareri negativi su 47).
Passando alle valutazioni sulle Regioni, il Rapporto elabora un indicatore, il Renewables Goals Index messo a punto da Elemens, che si basa su cinque variabili. La prima, il passato, riguarda la capacità installata al 2020 rispetto al target previsto dai Piani energetici regionali; la seconda, il programma, valuta il livello di ambizione del Piani al 2030 (se presenti); la terza, l’attrattività, considera il numero di istanze presentate; la quarta, la performance, si sofferma sul ritmo autorizzativo e sul contesto normativo regionale; la quinta, il “business environment” regionale, frutto di una rilevazione qualitativa svolta presso le aziende partner di R.E.gions2030.
L’attrattività per l’eolico è ovviamente condizionata dalla presenza del vento, mentre per il FV oltre il 70% dei progetti è localizzato in Puglia e in Sicilia, con l’isola che si distingue per un buon numero assoluto di AU rilasciate. La Puglia al contrario ha autorizzato un solo progetto in 7 anni a fronte di circa 14 GW di istanze. In basso nella valutazione sull’efficienza degli iter anche la Basilicata.
Quanto infine al “business environment” si collocano ai primi posti Emilia-Romagna e Lazio, con buoni risultati anche di Campania, Marche, Piemonte e Sicilia. La Puglia, conclude il rapporto, si conferma al momento “come un ambiente di lavoro molto complesso per i player del mondo delle rinnovabili”.