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“Autorizzazioni per le rinnovabili: cercare una sintesi, sblocco Cdm non è la soluzione”
di Alfredo Spalla, Quotidiano Energia
Massimiliano Atelli, presidente delle commissioni tecniche, su impianti, territori e iter. “PNRR-PNIEC, vicini ai primi atti. Entro Pasqua i 40 membri”. Le osservazioni su agrivoltaico, tariffe, “silenzio” e la necessità di una solidarietà energetica.
Fonte: Quotidiano Energia
Il rafforzamento delle commissioni VIA-VAS e PNRR-PNIEC, il completamento dell’organico, “il silenzio”, i poteri sostitutivi del Consiglio dei ministri e il rapporto con le Regioni. Sono tanti i temi che Massimiliano Atelli, presidente delle due commissioni tecniche del MiTE, ha approfondito nel corso del convegno organizzato ieri 18 marzo a Roma da R.E.gions2030, l’iniziativa promossa da Public Affairs Advisors ed Elemens con la media partnership di Quotidiano Energia, per monitorare lo sviluppo delle rinnovabili sul territorio.
Atelli ha aperto il proprio intervento ricostruendo quanto successo in fase emendativa del Sostegni ter. Al provvedimento, che era stato assegnato alla commissione Bilancio del Senato, erano stati presentati proposte che avrebbero potenziato VIA-VAS e PNRR-PNIEC. “Siamo al punto di svolta”, scriveva Atelli in un intervento pubblicato su QE.
In Parlamento l’emendamento è stato approvato, ma in una formula diversa rispetto a quella iniziale (QE 15/3), meno incisiva. “Effettivamente solo una parte delle cose che ritenevamo essenziali per elevare l’andatura è stata realizzata”, ha spiegato Atelli nel corso del convegno, annunciando però che su “questa parte dell’emendamento torneremo alla carica su tutti i veicoli possibili, a cominciare dal DL Energia”.
Durante la presentazione del rapporto su Regioni e permitting, Atelli ha ricordato che “il silenzio non è un’opzione, è molto meglio un ‘no’ detto subito”. È infatti “meglio prendere decisioni imperfette che inseguire decisioni perfette che non si troveranno mai”, ha ricordato alla platea invitando il mondo produttivo a sostenere le commissioni nell’opera di comunicazione rispetto al versamento della tariffa e la conseguente efficienza della Pubblica amministrazione. Per l’organizzazione delle commissioni non si tratta solo “genericamente di tempi più veloci” e di “misure rivoluzionare”, ma di un insieme di azioni che potrebbero potenziarla. Fra queste c’è il passaggio di sei commissari dalla VIA-VAS alla PNRR-PNIEC, previsto proprio dal Sostegni ter. L’esperienza dei primi darebbe un sostegno ai nuovi membri della struttura. Fra le due commissioni c’è una differenza fra il carico di lavoro: la VIA-VAS è a tempo parziale e include al suo interno funzionari della PA; la PNRR-PNIEC è a tempo pieno ed è composta da soli dipendenti di varie amministrazioni. L’intento, anche tramite emendamento, era quello di allineare i carichi di lavoro dei commissari “mobili”.
Per completare l’organizzazione della PNRR-PNIEC – ha spiegato – ci sono 5 decreti di nomina in corso di registrazione alla Corte dei Conti e l’obiettivo è arrivare a 40 commissari prima di Pasqua. “Il tema è scegliere bene perché le manifestazioni d’interesse arrivate al MiTE sono molte, sono diversificate. Dobbiamo avere magari ‘uno di tutto’ nelle diverse professionalità, ma nei diversi profili possibilmente quell’uno dev’essere di livello medio-alto”, ha aggiunto Atelli a margine dell’intervento in un’intervista con QE.
“Siamo alle viste delle prime autorizzazioni, abbiamo trovato progetti diversissimi, di cui alcuni fatti veramente bene. Per quanto ci riguarda non hanno necessità di essere integrati. Devo registrare che i colleghi del MiC hanno ravvisato la necessità di avere delle integrazioni e questo farà slittare di qualche giorno i tempi. Non saranno comunque allungati di troppo, credo che avremo i pareri molto molto presto”, ha osservato.
Con i tre esperti designati dal MiC per la commissione si “sta cercando di trovare una tematica comune”. Ciò ha portato ad un’altra riflessione di Atelli sul ruolo del Consiglio dei ministri, chiamato a “sbloccare” alcuni impianti. Il suo augurio è che non si instauri “un derby” fra ministeri – in questo caso Transizione ecologica e Cultura. “Dobbiamo trovare un sistema per evitare che il Cdm sia troppo spesso costretto a operazioni di arbitraggio, evitando che diventi un derby fra ministeri differenti sugli stessi progetti, perché nel breve questo può creare le percezione che le cose stanno cambiando, ma nel medio-lungo periodo può diventare anche un problema politico”, afferma durante il suo intervento.
“Il meccanismo con cui si risolve questo conflitto – ha puntualizzato successivamente a QE – è stato pensato molti anni fa e ha individuato la sede nel Consiglio dei Ministri. Il tema è che forse quando è stata pensata questa soluzione non si immaginava un tornante della storia come quello che stiamo attraversando. I numeri che rischiano di scaricarsi sul Cdm prevedibilmente possono essere molto importanti. Ciò pone una serie di questioni sia su come si risolvono le diversità di vedute dei ministeri e sulla stessa funzionalità del Cdm per tutto quello che non è rinnovabili. Il rischio è trasformarlo in un organismo che fa da camera di soluzione dei conflitti e nel tempo residuo si dedica alla politica generale. Sarebbe un effetto paradossale che è meglio evitare, forse va pensata per tempo una soluzione alternativa”.
Quanti altri progetti potrebbero arrivare sul tavolo del Consiglio? Recentemente ne sono stati sbloccati oltre 400 MW, mentre dalla fine del 2021 è stata trovata una soluzione per circa 1,4 GW (QE 10/3). Atelli non ha una stima precisa ma ha osservato che all’attenzione della plenaria della commissione VIA-VAS ci sono 360 MW nella prossima seduta e che ce ne saranno altrettanti per la PNRR-PNIEC.
Per velocizzare le procedure, secondo Atelli, non è necessaria solo una sintesi a livello centrale ma anche territoriale, ascoltando le richieste che provengono dalle Regioni. Parlando al convegno Anita Pili, assessora all’Industria della Sardegna e coordinatrice della commissione della Conferenza della Regioni che si occupa di energia, ambiente e sostenibilità, ha chiesto di non sottovalutare la carenza di organico degli uffici, evitando di pensare che ad un accentramento delle funzioni corrisponda automaticamente un iter più rapido. “Il punto di arrivo è la ricerca di una sintesi fra spinte che fino ad oggi sono state un po’ slegate e dovrebbero essere più convergenti. Credo che Pili abbia fatto bene a puntare l’indice sul fatto che le amministrazioni – da quelle comunali a quelle regionali – soffrono oggi un deficit di capacità operativa. È legata al fatto che non si sono assicurati progressivi ricambi in nome di politiche di austerità che hanno segnato una decina d’anni e ricadute sul capitale umano. Questo oggi lo stiamo pagando tutti insieme e multilivello. Non sono solo i Comuni in difficoltà, ma anche le Regioni e anche la macchina statale ne sta soffrendo. Questo è un problema reale, forse fra i primissimi per importanza”, ha notato il presidente delle commissioni del MiTE.
Nel proprio intervento Atelli ha utilizzato alcune parole chiave, fra cui “polimorfismo e identità”, per fare riferimento alle varie decisioni prese a livello territoriale da diversi enti ma sempre riconducibili alla medesima amministrazione, “presunzioni”, “silenzio”, “altrove”, con un approfondimento sul fenomeno del Nimby che adesso però dovrebbe cedere il passo alla “solidarietà energetica”. Si è pronunciato infine anche sul tema dell’agrivoltaico, riflettendo: “Abbiamo la parola, ma non il significato. Dobbiamo trovare tutti insieme un significato”.