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Aggiornamento del PNIEC: il potenziale della biomassa
di Emilio Conti
Nel Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC) varato a fine 2019 le bioenergie venivano considerate una fonte in decrescita nello scenario previsto al 2030, passando da una potenza installata di 4.124 MW nel 2018 a 3.760 MW al 2030.
Oggi, alla luce degli ultimi obiettivi di decarbonizzazione approvati dall’Unione Europea, il PNIEC è in fase di revisione al Ministero della Transizione Ecologia (MITE), e molti si interrogano su quale ruolo potranno avere le biomasse solide, liquide e gassose nei nuovi scenari al 2030 che si stanno predisponendo al Ministero guidato da Cingolani.
Il patrimonio italiano di produzione di energia da biomasse possiede un potenziale molto significativo ai fini del raggiungimento del traguardo, imposto dal Green New Deal, di un’Unione climaticamente neutra entro il 2050. Le biomasse, in particolare quelle solide, sono un prodotto molto importante sia per la produzione energetica sia per una corretta e sostenibile gestione del nostro patrimonio forestale e di una filiera del legno che deve contemplare un sistema per produrre energia da quei residui che non possono essere utilizzati altrimenti, chiudendo in questo modo il ciclo di economia circolare.
I nostri boschi, al contrario di quanto si immagina comunemente, sono in crescita costante da anni per estensione e volumi, con intensità diversa, in tutte le Regioni italiane. Questa è un’ottima notizia perché crescita dei boschi e delle foreste significa CO2 sottratta all’atmosfera. Contemporaneamente però è indispensabile prevedere una corretta manutenzione di questo patrimonio. Corretta manutenzione significa infatti riduzione del rischio idrogeologico e degli incendi, come purtroppo abbiamo assistito in molte regioni nell’estate appena trascorsa. Non solo, vuol dire anche crescita di un settore economico che già oggi occupa oltre circa 125.000 imprese e più di 720 mila addetti.
Le biomasse possono dunque contribuire in modo rilevante a questa fase di transizione energetica e riteniamo sia indispensabile che vengano considerate una risorsa centrale nella revisione del nuovo PNIEC, anche perché, assieme all’idroelettrico, sono risorse rinnovabili programmabili in grado di gestire in tempo reale un sostegno alla Rete di Trasmissione Nazionale assicurando una continuità di approvvigionamento. Le biomasse inoltre sono le uniche fonti rinnovabili che consentono la produzione contestuale di energia elettrica e calore per riscaldamento.
In quest’ottica, sarebbe importante dare una visione di medio lungo periodo alle imprese della filiera per poter garantire e implementare l’esistente, destinando risorse per un ulteriore sviluppo di questa fonte rinnovabile, già pienamente matura, che potrebbe dare un importante contributo al raggiungimento dei nuovi obiettivi al 2030.
Un’ultima considerazione che ci sembra utile dare in questo contesto è relativa all’occupazione: già oggi, secondo i dati forniti da Bioenergy Europe, la biomassa è tra le fonti rinnovabili quella a maggiore intensità occupazionale e con le maggiori ricadute sulla filiera di approvvigionamento, con oltre il 74% dei fornitori di equipment basati in Europa. Se si dovesse prevedere un aumento della capacita installata questi numeri potrebbero aumentare facendo diventare il settore uno dei più significativi per occupazione in ambito energetico.