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Piccoli giacimenti, senza sconto fiscale 5mila posti a rischio
Di Jacopo Giliberto, Il Sole 24 Ore
Articolo pubblicato il 21 novembre 2019
La legge di Bilancio spaventa le piccole compagnie petrolifere e gli addetti del settore, i professionisti e tecnici minerari, soprattutto attorno al polo delle aziende di Ravenna. Potrebbe sparire lo sconticino concesso finora ai microgiacimenti di metano e di greggio. E con lo sconticino potrebbero svaporare – teme l’associazione Per l’Energia Nazionale – anche le miniaziende e 5mila posti di lavoro. L’attenzione si rivolge sull’Emilia-Romagna, la regione sotto campagna elettorale dove si concentra la maggior parte dei minigiacimenti, delle perforazioni e delle aziende specializzate nell’estrazione di combustibili dal sottosuolo.
Che cosa contiene l’articolo 94 della legge all’esame del Parlamento? La Manovra, come sempre alla ricerca di risorse finanziarie ma non petrolifere, toglie ai piccoli giacimenti lo sconto sulle royalty e sugli altri oneri che le compagnie pagano alle casse pubbliche. L’obiettivo dello sconticino era rendere più facile l’uso di quelle risorse energetiche nazionali che le grandi compagnie snobbano perché sono troppo piccole per un investimento.
Protesta l’associazione Per l’Energia Nazionale e secondo la presidente Sara Edmondson diventerebbe antieconomico il 60% delle concessioni, costringendo le piccole compagnie a chiudere. «Si tradurrebbe nel giro di pochissimi mesi nella perdita di oltre 5mila posti di lavoro», dice l’associazione, «almeno la metà ricadrebbero nel distretto di Ravenna».
Aggiunge Gianni Bessi, consigliere regionale ed esponente del Pd di Ravenna: «Al Governo dico di accelerare l’approvazione di strumenti che permettano di pianificare lo sviluppo del settore, puntando al mix gas-rinnovabili per attuare la transizione energetica verso le fonti pulite».