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Come emergere in Parlamento: il ruolo dei professionisti a servizio dell’attività parlamentare e della formazione continua
di Valentina Tonti, Founding Partner e Amministratore Unico di Parlamento Solving
Il ruolo del Parlamento e dei suoi membri all’interno del sistema costituzionale italiano è in costante evoluzione; così lo è il ruolo del collaboratore parlamentare.
Stante la bassa disponibilità di risorse per lo staff nel Parlamento Italiano – a differenza di quanto avviene nella maggior parte delle assemblee elettive europee – spesso il parlamentare si avvale di un solo collaboratore, chiamato a riassumere in sé più ruoli: responsabile della segreteria istituzionale e politica, consulente legislativo, addetto stampa e social media strategist.
Ogni parlamentare interpreta il proprio ruolo in modo diverso, puntando più su alcuni aspetti che su altri, ma sono sempre più rari i casi di eletti che si concentrano sull’attività delle Commissioni e dell’Aula senza comunicare la propria attività all’esterno o che si focalizzano sull’aspetto comunicativo senza partecipare all’attività legislativa e senza raccogliere le istanze che arrivano dal territorio.
Allo stesso modo, ogni collaboratore ha un diverso background formativo e di esperienza che lo colloca in uno dei tre filoni principali della segreteria, del legislativo e della comunicazione; ma è impensabile oggi – proprio per il fatto che dispongono di staff strutturati solo i titolari di cariche negli Uffici di Presidenza, nelle Commissioni o nei gruppi – non essere in grado di supportare efficacemente l’eletto anche nelle altre aree di attività.
Per questo da un lato è importante offrire al parlamentare servizi altamente specializzati ma flessibili nel campo del legislativo o della comunicazione, per coprire anche aree di attività di cui il collaboratore non riesce ad occuparsi, per mancanza di tempo o di specializzazione in quel campo. Il parlamentare che si avvale di uno staff specializzato fa un lavoro più efficace in commissione e sul territorio, nel coinvolgimento dei propri elettori e nel racconto dell’attività parlamentare; mentre chi pensa di fare da sé di solito non lascia traccia della sua attività.
Sull’altro versante, è utile fornire ai collaboratori occasioni di formazione mirata con corsi strutturati o con workshop dal taglio più pratico (dal drafting legislativo all’uso dei social media e delle sponsorizzazioni, dall’uso degli strumenti di grafica e di video-making alla conoscenza della sessione di bilancio). La formazione continua e a 360° gradi permette inoltre al collaboratore di ricollocarsi con più facilità nel passaggio da una legislatura all’altra. La domanda di formazione del resto viene anche dagli stessi eletti, soprattutto per coloro che sono alla prima legislatura e che magari vengono da mondi professionali diversi: in quel caso offriamo corsi one-to-one personalizzati che spaziano dal diritto costituzionale e parlamentare al public speaking.
In un dibattito pubblico e in un panorama politico caratterizzati da sempre maggiore velocità, volatilità e da un flusso di dati e informazioni sempre più consistente sia per gli eletti che per gli elettori, solo la qualità del lavoro svolto dal parlamentare – che si misura anche dalla qualità del suo staff e dei professionisti di cui si avvale – possono permettergli di indirizzare bene la sue attività e di emergere, sia all’esterno che all’interno del partito; all’opposto, il rischio è quello di girare a vuoto in quella ruota da criceto che a volte il Parlamento sembra essere diventato, nella difficile ridefinizione del suo nuovo ruolo a Costituzione invariata nei confronti del Governo, dell’Unione Europea e del sistema delle autonomie.