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Le 5 regole per comunicare gli obiettivi dell’Agenda sostenibile 2030
di Emilio Conti – Esperto di comunicazione ambientale e consulente Public Affairs Advisors
Nel 2015, dopo due anni di negoziati e di incontri, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: 17 obiettivi e 169 target da raggiungere entro il 2030. Con questo programma l’ONU ha evidenziato molto chiaramente l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, dando una risposta concreta ai timori espressi nell’ormai lontano 1972 dal Club di Roma che, con la pubblicazione del Rapporto “I limiti dello sviluppo”, avevano sottolineato i rischi di uno sfruttamento indiscriminato del nostro pianeta.
Attualmente gli obiettivi al 2030 – i cosiddetti Sustainable Development Goals, SDGs – sono conosciuti per lo più tra gli addetti ai lavori. Alcune realtà produttive li hanno inseriti nelle loro strategie di sviluppo per i prossimi anni ma come ha affermato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASVIS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in un’intervista ai primi di gennaio di quest’anno, “non ci siamo né a livello nazionale né a livello europeo perché ancora, sia in Italia che in Europa, abbiamo poca chiarezza sulla struttura della governance che dovrebbe operare la trasformazione epocale indicata dall’Agenda 2030”.
Oltre a quanto evidenziato da Giovannini a livello politico/governativo, è importante sottolineare come la maggior parte dei cittadini non conosca l’Agenda 2030 e gli obiettivi in essa riportati. Il tema della comunicazione e della condivisione dei contenuti con la popolazione è uno degli aspetti indispensabili per poter concretizzare questi principi.
Su questo tema, in un recente dossier pubblicato dall’European sustainable development network, si evidenzia il ruolo che la comunicazione potrebbe avere per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il dossier propone cinque raccomandazioni per una comunicazione efficace e cita diversi esempi di buone pratiche messe in atto in Europa dai governi e da gruppi di stakeholder.
La prima raccomandazione per creare una campagna di comunicazione che vada a buon fine è identificare il pubblico di riferimento. A supporto di questa argomentazione si porta l’esempio del governo finlandese che ha messo a punto un sistema di monitoraggio, costruito a misura del cittadino, per quantificare le emissioni di CO2 pro capite e che contemporaneamente evidenzia le problematiche legate al cambiamento climatico e aiuta le persone a risparmiare denaro con la riduzione dei consumi energetici.
La seconda raccomandazione è legata ai contenuti: infatti per costruire delle campagne sullo sviluppo sostenibile è importante trasmettere emozioni positive e costruire uno storytelling, evitando i toni catastrofistici e di paura, che difficilmente portano a un cambiamento delle abitudini. La campagna Good News from the Future promossa dal governo islandese, in cui gli spettatori sono trasportati in un 2030 sostenibile ne è un ottimo esempio.
Il terzo suggerimento è sempre connesso ai contenuti: oltre ad essere positive le storie da diffondere devono essere belle storie, perché attraggono maggiormente l’attenzione e sono più accattivanti. Il progetto francese Energy Observer in cui, attraverso un viaggio in barca a vela nei diversi mari del pianeta, si raccontano storie che hanno a che vedere con gli SDGs, riesce, utilizzando canali diversi – diari di bordo, video, social media, ecc. – a raggiungere lo scopo.
Per poter arrivare ai cittadini, per sensibilizzarli sugli obiettivi dell’Agenda 2030 e per modificarne le abitudini, le campagne devono anche contestualizzare gli SDGs nella vita quotidiana. Per questo, come riporta il dossier, è necessario un coinvolgimento dei media, tradizionali e non, in modo da far conoscere al grande pubblico gli aspetti legati agli SDGs. Purtroppo, tranne nei casi di catastrofi ambientali o di gravi episodi di discriminazione, i media in genere non sono attenti a questi temi. La testata tedesca ProjeKt 17 ha trovato la chiave per avvicinare i loro lettori allo sviluppo sostenibile: con narrazioni positive legate alla vita quotidiana e con semplici suggerimenti pratici è riuscita a motivare le persone a modificare alcuni gesti quotidiani in favore della sostenibilità.
L’ultima raccomandazione riguarda gli aspetti economici per sostenere le campagne di comunicazione ed è rivolto ai policy maker. Le risorse devono in primo luogo essere utilizzate per corsi di formazione destinati ai dipendenti pubblici e a coloro che devono relazionarsi con la cittadinanza, in modo da fornire loro strumenti adeguati e conoscenza sulla sostenibilità e sugli Obiettivi al 2030. In secondo luogo le risorse devono servire per produrre campagne di comunicazione volte a sensibilizzare i cittadini su questi temi. A titolo di esempio il dossier riporta il caso della Germania che, a partire dall’adozione della propria Strategia per la sostenibilità nel 2017, ha stanziato risorse importanti per una serie di iniziative di coinvolgimento e di comunicazione sui temi dell’Agenda 2030: dai Forum ai Gruppi di discussione, da una campagna sugli SDGs con i mezzi tradizionali ad azioni di coinvolgimento sui social media.
Link al Dossier dall’European sustainable development network