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Il Piano Nazionale Energia e Clima dell’Italia
La bozza che il Governo ha inviato alla Commissione europea
di Gianmarco Maisto
Martedì 8 gennaio il Ministero dello Sviluppo economico ha trasmesso alla Commissione europea la bozza o proposta di Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC): il corposo documento (238 pagine), che porta la firma anche del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, è previsto dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla governance dell’Unione dell’energia e una volta approvato nella sua versione definitiva (entro dicembre di quest’anno) impegnerà in maniera vincolante il nostro Paese nell’ambito dello sforzo comunitario per il raggiungimento dei target Ue 2030 al 32% per le rinnovabili e al 32,5% per l’efficienza energetica.
I Piani nazionali inviati dagli Stati membri a Bruxelles – al momento mancherebbero all’appello Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo e Spagna – saranno esaminati dai commissari europei che a giugno formuleranno le eventuali raccomandazioni: in parallelo, il Governo italiano avvierà un’ampia fase di confronto con gli stakeholder, mentre ulteriori spunti in vista della stesura definitiva potranno venire dall’Indagine conoscitiva in corso presso la Commissione Attività produttive della Camera dei deputati.
Gli obiettivi
Tra gli obiettivi dell’Italia messi nero su bianco nel documento troviamo la promozione dell’autoconsumo e delle comunità dell’energia rinnovabile, il completamento del processo di liberalizzazione del mercato retail, l’evoluzione del settore elettrico da un assetto centralizzato a uno distribuito (“basato prevalentemente sulle fonti rinnovabili”), l’impegno a garantire adeguati approvvigionamenti delle fonti convenzionali (“con la consapevolezza del loro progressivo calo di fabbisogno”), la promozione dell’efficienza energetica e dell’elettrificazione dei consumi (in particolare nel settore civile e nei trasporti), uno sviluppo importante della capacità di accumulo.
Le misure
Sul fronte delle politiche da mettere in atto, le misure delineate dal Governo sono ancora in una fase, per così dire, embrionale: per esempio, per quanto riguarda le rinnovabili (il cui contributo al soddisfacimento dei consumi finali lordi totali al 2030 è fissato al 30%), l’Italia mira a stimolare nuova produzione anche attraverso una semplificazione di autorizzazioni e procedure per il revamping/repowering degli impianti (si cita in particolare l’eolico).
Di riqualificazione degli impianti – e di semplificazioni burocratiche – si parla anche nel caso dell’idroelettrico, con una certa enfasi sui sistemi di storage, a partire dall’individuazione di siti adatti a nuovi impianti di pompaggio basati su laghi o bacini esistenti. Tra le misure vengono poi citate l’implementazione di nuovi meccanismi di mercato della capacità, le isole minori quali “laboratorio per elevati livelli di penetrazione delle rinnovabili e per l’elettrificazione dei consumi” e i Power Purchase Agreement: sui contratti PPA (o a lungo termine) l’Italia intende – si legge – promuoverne “ampiamente” il ricorso, senza escludere che in una prima fase lo Stato fornisca una “spinta iniziale” al fine di favorirne “un diffuso utilizzo”. Venendo all’efficienza energetica, il Governo italiano intende perseguire un obiettivo indicativo di riduzione dei consumi al 2030 pari al 43% dell’energia primaria e al 39,7% dell’energia finale rispetto allo scenario di riferimento PRIMES 2007: a tal fine, verrà per esempio incrementata la dotazione finanziaria del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (il decreto sarà emanato “a brevissimo”, ha reso noto il Sottosegretario Crippa) e si metterà mano ai Certificati Bianchi con un “aggiornamento e potenziamento” che potrebbe tradursi in “una riforma profonda” del meccanismo.