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L’Italia vola con le sue eccellenze competitive

Posted: 24 Luglio 2017 alle 12:28   /   by   /   comments (0)

Partiamo dalla realizzazione di un film sul made in Italy di Alexander Kockerbeck, economista ed ex analista dei debiti sovrani europei di Moody’s, per raccontarvi il volto di un Italia vincente ancora in grado di fare miracoli.

L’economista tedesco inizia il suo progetto da regista filmando il distretto della rubinetteria e del valvolame di San Maurizio d’Opaglio sul Lago d’Orta, dove c’è il più alto consumo pro capite mondiale di ottone. Si è poi recato a visitare a Lesa la sede della Herno, l’azienda di Claudio Marenzi che da quest’anno presiede la neonata Confindustria Moda e Accessorio che riunisce sotto un unico cappello tutti i settori manifatturieri italiani della moda, quasi 90 miliardi di euro di fatturato. Ha continuato poi a Milano dove ha intervistato Sandro Boscaini, presidente di Federvini, poi a Bergamo alla Freni Brembo e al Kilometro rosso, a Bologna alla locale Università e alla Ima, leader mondiale delle macchine per imballaggio, a Treviso e sulle colline di Valdobbiadene, a Cambiago da Ernesto Colnago che ha orgogliosamente mostrato la bicicletta costruita per il record dell’ora di Eddy Merckx, ed infine a Roma all’Accademia Nazionale dei Lincei.

Il film, che verrà distribuito a settembre in 4 lingue diverse, intende mostrare l’avanzamento e il primato italiano in settori che già molti indici economici ci hanno segnalato da qualche anno a questa parte.

Nello specifico, facciamo riferimento all’indice delle eccellenze competitive della Fondazione Edison, secondo il quale l’Italia ha avuto negli ultimi 15-20 anni una significativa modernizzazione sotto il profilo della sua specializzazione produttiva internazionale. Si tratta di uno sviluppo senza precedenti dell’industria meccanica e di considerevoli progressi del comparto farmaceutico. Per quanto riguarda, invece, i settori più tradizionali della nostra economia, moda e altri beni finali di consumo, si è rafforzata la produzione a più elevato valore aggiunto, contrapponendosi così all’avanzamento dei Paesi emergenti nelle produzioni e nell’export di beni a più basso costo e di minore qualità.

È, dunque, la dinamicità delle “4A”, le quattro grandi aree di eccellenza della manifattura italiana, a testimoniare la modernizzazione dell’industria del nostro Paese. Stando ai dati Istat, nel 2001 il surplus commerciale con l’estero originato dall’Automazione-meccanica-gomma-plastica (47 miliardi di euro) era più o meno analogo a quello generato complessivamente dall’Abbigliamento-moda e dall’Arredo-casa (42 miliardi di euro), nel 2016 risulta essere invece il doppio rispetto a quelli dell’Abbigliamento-moda e dell’Arredo-casa considerati assieme. In valore assoluto questa crescita dell’Automazione-meccanica è di ben 32 miliardi, avendo raggiunto nel 2016 i 79 miliardi di euro, mentre quello dei beni per la persona e la casa si è lievemente ridotto, fermandosi ai 39 miliardi di euro, che salgono a 48 se si considera anche la terza “A”, quella degli Alimentari-vini.

Nel 2016 si è perciò registrato un surplus con l’estero delle “4 A” pari a 127 miliardi di euro, di cui il 60 per cento generato dal comparto della Automazione-meccanica-gomma-plastica (di più recente sviluppo). Tuttavia non è da sottovalutare l’importanza che i settori dei beni per la persona e la casa, e quello dell’alimentari-vini, continuano a rivestire nella bilancia commerciale italiana. In particolare, nel 2016 il surplus generato dall’Abbigliamento-moda è stato pari a 26 miliardi di euro; quello dell’Arredo-casa è stato pari a 13 miliardi; l’Alimentari-vini ha contribuito con un surplus di 9 miliardi di euro.

Infine, si può concludere che i 127 miliardi di surplus commerciale con l’estero generati nel 2016 dai prodotti riconducibili alle “4A” sono serviti all’Italia per compensare il deficit nei settori dove il nostro Paese ancora è poco specializzato (47 miliardi), di pagare la bolletta energetica (29 miliardi), e di chiudere con un attivo record di oltre 51 miliardi di euro la bilancia commerciale.

 

L’articolo trae spunto dal più ampio approfondito de ilfoglio.it